Il Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera (GLISS)

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A Gesù Buon Pastore

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A Gesù Buon Pastore 

 

“Voce” di chi, bambino, non ha voce e “condannato a non nascere mai, deve morire pure senza battesimo”.

 

Dove vai a pascolare, o Buon Pastore? Dove vai tu, che porti sulle spalle tutto il gregge?  Perché quell’unica pecorella che hai  sulle spalle rappresenta  tutta la  natura umana. L’hai presa con  te,  quando nel grembo  verginale della tua  madre Maria, sei stato concepito e  ti sei «fatto carne, come tutti noi». Da allora, la mia natura umana  appartiene anche a te e, in certo modo, è legata pure con  te e  con i tuoi pascoli. Anche l’inizio della  storia tua sembra incrociarsi con l’inizio della mia.  Perché eri nel grembo di tua madre quando, di nascosto, «in segreto» (Mt 1,19), stavi per essere  «licenziato», insieme con tua madre.  E perché questo non accadesse, ci volle l’intervento di un angelo.  Pastore buono, ci sarà un angelo anche per me?

Ti prego, Gesù, mostra anche a me il luogo del tuo  riposo.  Conduci anche me  all’erba buona e nutriente. Chiama per nome anche me; perché, pecorella tua,  possa anch’io  ascoltare la  voce  tua; e, seguendo la “voce”, giunga anch’io nel regno della vita. Mostrami, ti prego,   la luce del volto tuo.  Il volto di mia madre è triste. Ed io, nel  grembo suo,  sono come «una cosa qualunque» senza nome. Fa che anch’io, Gesù, abbia il mio nome, come l’avesti Tu. A te Verbo, incarnato e  non  ancora nato,  mentre  eri nel grembo di tua madre Maria,  fu  assegnato il nome Gesù;  su comando dato dall’angelo a ciascuno dei tuoi genitori, «lo chiamerai Gesù» (Mt 1, 21; Lc 1, 31).  Gesù, Pastore mio,  fa’ che abbia anch’io il nome mio, come l’avesti Tu.

Verbo eterno e creatore,  tu, Gesù, sei venuto per tutti.  E sei venuto anche per me, perché il tuo stesso  nome, Gesù,  mostra la tua bontà salvifica verso  tutti. Compreso me, che neppure  esisterei se, nel grembo di mia madre con il tuo amore, non mi avessi pensato e creato tu. Se sto qui, Gesù, è perché hai pensato e ancora pensi, anche a  me che sono così piccolo. Inchiodato sulla  croce,  hai finanche affidato come figlio alla  madre tua pure  me, che, vivo,  sono   scartato  come “cosa inutile”    dagli stessi  genitori che mi hanno generato.  Ora, anche a causa loro, sono, senza nome e senza battesimo, «per legge»  condannato a mai nascere e a mai vivere. Gesù, Re e Pastore mio, mi resti solo Tu, pensami Tu!

Per l’acqua ad Eluana Ungaro, quante voci! Ed è giusto.  Per me senza voce, ci sarà ancora la voce di qualche  giusto? Dal  costato tuo aperto a tutti per tutti, uscì sangue ed acqua: ci sarà ancora per me un po’ di quel sangue e po’  di quell’acqua?

Fammi sapere dove sei , Pastore mio; e come io, «sfrattato», possa venire  e  riempirmi del tuo celeste nutrimento. Divenuto anch’io, col nome mio,   gregge del  pascolo tuo.  “Chi  mangia  e beve -  lo hai detto Tu ! -  entrerà nella vita eterna”. Fa’ che, al  latte materno negatomi,   supplisca l’acqua che mi dai tu e che zampilla in chi la beve come sorgente di vita eterna. Perché Gesù,   non può e non deve  zampillare quell’acqua  Tua anche per me?  E anche per quanti sono   relegati,   come me,  nel numero senza numero  dei tanti  che non dovranno  nascere  mai?

Che forse nei tuoi pascoli  mancano posti?   Proprio quelli  che, sulla croce, tu hai “prenotato” per tutti? Per me e anche per loro!?

Nel pascolo  preparato da Te, potrei  al meriggio   riposare  finalmente in pace  nella  tua luce senza ombra.  Perché  non ha ombra il meriggio quando  anche su di me e su quanti sono come me, con il tuo Battesimo di luce, splenderà verticalmente il sole che sei tu.   Perché la speranza «ultima a morire» sei soltanto tu, Gesù, che sei morto e non muori più. Pastore buono, Gesù,   ci resti soltanto tu. Rendici figli tra i figli.  Nella tua Chiesa e nelle  stanze del Padre Tuo.

  Senza l’acqua tua e senza Chiesa, come  potrei essere  degno del tuo riposo meridiano in quelle stanze?  E come comunicare con  te e  con i  tuoi? Cantare  e  giubilare, con loro e come loro,   invocando “Abbà, Padre”?

  Spiegami, dunque, Pastore mio, dove  pascere per giubilare. E  mostrami  quale sia la via. Perché non avvenga che  mi allontani dalla guida tua. Non avvenga che, già escluso in questo mondo, io,   così piccolo e già così respinto da tutti,  sia poi respinto via anche da te.  Non volere, Gesù,  che io finisca relegato fuori  dal regno tuo che è la  Chiesa.  Nel grembo di mia madre, accorri  in mio aiuto. Come al primo mese nel grembo di tua madre e con tua madre, accorresti «festinanter»,  in aiuto del tuo «battezzatore» Giovanni. Tu al primo mese  nel grembo di tua madre ed egli,   al sesto  nel grembo della sua anziana  madre Elisabetta: alla «voce» del saluto di tua madre Maria,  la gioia tua, Gesù, entrò  non solo nella casa di Elisabetta ma anche nel cuore di Giovanni  annidato nel grembo di  lei. Tanto che Elisabetta, «piena di  Spirito Santo, esclamò a gran voce dicendo “Ecco, appena  la voce del tuo saluto è giunta  ai miei orecchi, ha esultato di gioia il bambino nel mio grembo». Pastore buono Gesù, c’è anche per me un modo  per esultare nel grembo di mia madre?  Come allora aiutasti il piccolo Giovanni, attraverso  tua madre    Maria, «primizia della Chiesa» e “voce” della Chiesa, così ora, attraverso la visita e  la “voce”  materna della stessa Chiesa,  vieni in mio aiuto. Amante dei piccoli, Gesù,  non mi respingere via anche  tu. Elevato sulla croce per attirare tutti a Te, prendi anche me  con Te. Non volere, Gesù, che, per ignoranza della verità,  io  vada a finire in altri  greggi, che, estranei,  non  ascoltano e non seguono la voce amica della Tua Chiesa.

  Accoglimi, Gesù, nel giubilo   del  regno tuo e fa’ che anch’io capisca «in qual modo la felicità  possa durare per sempre».

  In festa, senza fine. Gesù  Pastore mio,  non  respingermi fuori  anche Tu.   La Tua acqua battesimale, donala anche a me.

  E, prima  che io muoia,  prendi anche me  con Te, o Gesù. Perché nella  Chiesa e con la Chiesa, Pastore buono e Re mio, Gesù, sei soltanto Tu!

 

- Questa preghiera è il frutto conclusivo della tavola rotonda “Voce a  chi non ha voce!”,  tenuta  dal “Gruppo interdiocesano      del    Sabato Sera”, alle 18 del 22 novembre 2008, nel Piazzale antistante la  stazione Circumvesuviana di Madonna dell’Arco (NA),- sul «Cantico dei cantici» di san Gregorio di Nissa (Cap. 2; PG 44, 80; Liturgia delle ore secondo il Rito Romano, IV vol., pp.  496-98, 2^ lettura di giovedì della XXXIII  settimana del  Tempo ordinario).

 

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