Il Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera (GLISS)

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La Chiesa nel cuore 17-20 Aprile 2010

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COMUNICATO STAMPA

Dopo la conferenza episcopale campana di Pompei
La Chiesa nel cuore

Gli interventi sulla stampa di Emma Bonino e di altri, in risposta alla questione «Diritti umani, umanesimo integrale e battesimo prenatale dei concepiti», sollevata dal “Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera” di Sant’Anastasia (NA) - sono stati i punti posti nell’ordine del giorno sia nell’incontro del “cortile ideale della speranza” presso la Circumvesuviana di Madonna dell’Arco (NA), celebrato sabato 17 aprile 2010 e sia nell’incontro di preghiera di martedì 20 nella basilica di san Domenico Maggiore. Tema di quest’ultimo incontro: «Non basta avere la Chiesa sulle labbra occorre averla nel cuore». Tanto. A seguire, le conclusioni “da condividere” in segno di apprezzamento del dibattito avviato dal Direttore Virman Cusenza e Collaboratori de “Mattino”, sul tema “Aborto, RU486 e crociate dannose” –  “L’aborto e gli errori...”.
Entrambi gli incontri, infatti, di sabato 17 presso la Circumvesuviana di Madonna dell'Arco e quello nella cappella del Crocifisso in san Domenico Maggiore a Napoli, sono stati dedicati ai diritti della vita plenaria e ai diritti civili ed ecclesiali della vita nascente. Pensando alla Conferenza Episcopale Campana di giovedì 22 a Pompei, la duplice iniziativa è stata aperta a tutti; nel confronto democratico, civile e rispettoso «della parte di giustizia» che è nella «causa» di tutti e di ciascuno secondo il metodo dialogico proposto agli studenti napoletani dell’istituto Eleonora Pimentel Fonseca (Via Benedetto Croce, Napoli) per la Pasqua 1990 da Bruno Hussar fondatore di Nevè Shalom, villaggio della pace in Israele a 70 Chilometri da Geruralemme (e-mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ). In base a “Parola di Dio e parole di uomini”, i confronti sono stati intervallati anche da domande e riflessioni varie, su identità battesimale del cristiano, fedeltà alla Chiesa e all’uomo, Rosario della misericordia, Rosario di Maria e Litanie dell’Ordine dei Frati Predicatori per la sacralità, lo sviluppo plenario e la tutela dei diritti umani dei nascituri di ogni popolo e nazione.

Rosario, Chiesa e vita nascente, un incontro di famiglia che per significato trascende la famiglia
Non basta avere la Chiesa sulle labbra occorre averla tra le braccia e nel cuore

Come lo fu per san Domenico di Guzmàn e santa Caterina da Siena destinatari entrambi di una loro particolare missione mariana e popolare nel modo in cui è indicato dalla tradizione storica e nel quadro del Rosario di Pompei consegnato al beato Bartolo Longo, da padre Alberto Radente confessore in san Domenico Maggiore e attualmente sepolto nella cripta del santuario di Pompei. Il Rosario di Maria è il «compendio di tutto quanto il Vangelo»; perché «dal Vangelo trae i misteri», «al Vangelo si ispira», «del Vangelo - ripropone il mistero fondamentale che è l’Incarnazione del Verbo» (Paolo VI, Marialis cultus, 42 e 44). Il turista che dalla basilica di san Domenico in Napoli passa alla monumentale sacrestia delle tombe aragonesi, è colpito, a sinistra entrando, da una statua del Santo di Guzmàn che, da una parte ha il “Vangelo di vita”, dall’altra sul cuore ha una piccola costruzione simboli storicamente accreditati nella Chiesa cattolica significanti: la predicazione come progettuale «forma stabile e organizzata» (piano ardito confermato nel 1215 da Innocenzo III) e inoltre l’amore per la Chiesa trasmesso anche ai suoi figli inducendoli a difendere e a non giudicare la Chiesa anche quando i battezzati e figli si rendono, talvolta e anche ad ogni livello, responsabili di colpe scandalose. Di fronte a simili scandali, santa Caterina, laica domenicana e dottore della Chiesa, rivolta a Gesù pregava dicendo: «Strappami il cuore dal petto e passalo come spugna detergente sul volto della tua Sposa, la Chiesa». La stessa santa di Siena, a proposito del fondatore dei Frati Predicatori, dice che «prese l’ufficio del Verbo».
II nascituro, mediatore all'interno della famiglia. La liturgia ricorda, che san Domenico come «nuovo araldo del cielo mandato sul finire dei tempi, fu prefigurato in sogno come un fedele cane del Signore» fin dal grembo materno (Antifona ai Primi Vespri, del Santo) e fin dal grembo materno fu mediatore insieme con la madre gestante perfino di cose materiali, come, ad es., una botte vuota che si riempie di vino buono alle parole della madre: «Signore Gesù Cristo, anche se non sono degna di essere esaudita per i miei meriti, esaudiscimi in ¬grazia del bambino che porto in seno» (Memoria liturgica della b. Giovanna d’Aza, madre di san Domenico, “Proprio degli Uffici dell’Ordine dei Predicatori”, I ed. in lingua italiana 1999, rispettivamente, p. 524 e p. 536). Riscontri liturgici che peraltro sono significativi anche in relazione ai primi misteri del Rosario, Annunciazione e Visitazione. Nel grembo di sant’Anna (se ne celebra la memoria il 26 luglio), il Figlio di Dio, in vista dell'Incarnazione, ha voluto che venisse concepita immune dalla colpa originale la beata Vergine Maria; poi, proprio nel grembo verginale dell’Immacolata Maria, «primizia della Chiesa», Gesù (di fatto e a modo di esempio anche per la Chiesa?!), ha mostrato, nel suo primo mese di gestito nel grembo di Maria, i suoi poteri di «Salvatore del genere umano», a vantaggio di un destinatario il suo futuro battezzatore, Giovanni Battista, al sesto mese e ancora nel grembo di Elisabetta (Lc 1, 39-45). (la chiesa nel cuore – p. 2)
Il grembo materno culla della vita talvolta è trasformato, attraverso aborto, manipolazioni genetiche e pillole, in letto di morte per i concepiti. Ma almeno con il battesimo di necessità il grembo della madre può trasformarsi in “tempio della vita nuova” in virtù della presenza storica e pasquale di Gesù Risorto (Mt 28,20), operante nella e mediante la Chiesa “Sacramento universale di salvezza”. Il Santo Padre Benedetto XVI, attraverso la Penitenzieria «Apostolica, in occasione dell’Ottavo Centenario di Fondazione del primo Monastero delle Monache Domenicane, ha concesso alle solite condizioni per la grande Famiglia dell’Ordine di san Domenico l’indulgenza plenaria di un Anno Giubilare concluso nel 2008, con l’Epifania del Signore. Ci sarà una solenne, giubilare Epifania del Signore nel grembo materno pure per i nascituri, specie se, per malattia, manipolazioni genetiche e pratiche abortive, sono destinati a non nascere mai?
       Nel Luglio – Agosto 2007, con sosta a Pompei (“Il Rosario e la Nuova Pompei”, n. 7, pp. 8-9), una reliquia tratta dal cranio del Fondatore ha compiuto un vero pellegrinaggio carismatico per tutti i trentatrè monasteri d’Italia, tra cui quelli di Nocera Inferiore (SA) e di Sorrento (NA) sede rispettivamente di due incontri – verifica promossi dalla commissione domenicana «Justitia et pax» della provincia religiosa «San Tommaso d’Aquino in Italia», rispettivamente, nel 1994, su «Valori da promuovere all’interno delle famiglie» (come da “L'Ossevavatre Romano”, di Sabato 18 giugno 1994, “Anno della Famiglia nella Chiesa, Incontro promosso dai Domenicani”, e, nel 1997, sul tema «Le scelte prioritarie della Famiglia Domenicana – Aborto, “Battesimo, ultima grazia per i nascituri che non nasceranno mai”» (come da “Il Mattino di martedì 22 aprile 1997, Ai confini della vita. L’Ordine dei Domenicani lancia alle autorità dello Stato e della Chiesa una petizione «rivoluzionaria». Aborto: battezziamo anche i bambini mai nati, pp. 1 e 9).
Tanto anche per il riconoscimento solidale della dignità e dei diritti delle gestanti e dei nascituri all’interno della famiglia: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1, 42); «Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1, 44).
Gesù, il battezzatore «in Spirito Santo e fuoco» (Mt 3,11;Mc 1,7-8; Lc 3, 16;Gv 1, 26-27), dirà di se stesso: «sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (...) sono angosciato, finché non sia compiuto» (Le 12, 49-50). Un fuoco evidentemente simbolico che può rivestire significati diversi secondo i contesti; come, ad es. il fuoco della Parola che è «verità» (Gv 17,17), della parola di vita eterna (Gv 5,24), del fuoco che purificherà e infiammerà i cuori una volta che si è acceso sulla croce (Lc 12, 50) oppure anche lo stato di guerra spirituale che suscita la manifestazione stessa di Gesù (Lc 12, 51-53).
Martedì 20 aprile 2010, a conclusione dell’Incontro di preghiera su “Parola di Dio e parole di uomini” (Rosaria Fiorito); “Semi di fede” (Antonio Annunziata); “Mancato Battesimo ai nascituri, vuoto anagrafico e canonico nel Registro parrocchiale dei Battesimi” (Domenico Raio). Inoltre con riferimento alla gioia nel grembo di Elisabetta per la visita di Gesù e alla gioia dei nascituri per il Battesimo amministrato dalla Chiesa, Fabiana Fiorito e Luca Balestra con la loro presenza ricordano il senso biblico della “Danza come espressione di gioia e desiderio per la vita propria e altrui”. La terziaria domenicana beata Caterina Jarrige (1754¬1836), memoria il 4 luglio, processata, imprigionata, ma presto liberata per insurrezione popolare nel 1794, non temeva di morire e diceva che sulla ghigliottina avrebbe ballato la «carmagnola», come quando, negli anni giovanili, per eludere i posti di blocco mentre portava aiuto ai sacerdoti perseguitati della rivoluzione francese, provvedendo loro “rifugio e alimenti, pane e vino per il sacrificio eucaristico”, distraeva le guardie danzando la «bourrée» danza campagnola in cui era abilissima: fu beatificata da Giovanni Paolo II il 24 novembre 1996.
In occasione della beatificazione, ci fu chi propose Caterina Jarrige come patrona dei ballerini. A conclusione dell’organico di martedì 20 aprile 2010 in san Domenico Maggiore a Napoli, sulla dignità delle gestanti e sui diritti alla vita plenaria e battesimale dei nascituri “imprigionati” e “in difficoltà”, c’è stato chi ha Proposto la madre di san Domenico, la beata Giovanna dAza, gestante di Domenico figlio “nascituro”, come eventuale “Patrona per tutte le gestanti e figli ‘gestiti’ che, per ragioni materiali o altro, si trovano in difficoltà”. Rosario, Chiesa e vita nascente un incontro di famiglia che per significato trascende la famiglia. In ogni caso e non solo in questo, non basta avere la Chiesa sulle labbra occorre averla tra le braccia e nel cuore.
          In rapporto al Rosario, strumento che ci consente di accogliere e pregare per chi non può pregare, si è voluto osservare che i primi due misteri si riferiscono proprio a coloro che non sono in grado parlare. È il caso anche dei concepiti che desiderano affermare il loro diritto alla vita e che in base al Rosario diventano i destinatari delle preghiere.
Lo spunto di riflessione ha offerto l’occasione per un ulteriore approfondimento che ha preso in considerazione il grembo della donna nella sua altissima dignità progettuale. Il nascituro, pur restando nel grembo materno, è già da ritenersi il mediatore della famiglia, colui in funzione del quale la coppia programma tutte le scelte per il futuro. Nell’occasione è stata raccolta anche una toccante testimonianza di come il Padre Misericordioso possa donare la salvezza anche nel grembo della madre sancendo il primato della vita anche nella sua fase embrionale.
Infine gli intervenuti hanno ribadito che anche in caso d’indigenza o di altri impedimenti gravi da parte della madre, l’aborto, nelle sue varie forme e metodi, non deve mai ritenersi l’unica soluzione praticabile in quanto nel nostro paese esistono strutture capaci di accogliere il nascituro e di garantirgli l’adozione da parte di coppie desiderose di avere bambini e di assicurare loro anche un brillante avvenire.


Sant’Anastasia, martedì, 20 aprile 2010. Fabio Fiorito, Domenico Raio e padre Giacinto Cataldo, coordinatori.

 

 

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