Il Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera (GLISS)

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Via Crucis 2012 in San Domenico Maggiore a Napoli

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Prolungamento dell’Incarnazione, il sacrificio della Croce? (Via Crucis 2012 in san Domenico Maggiore a Napoli)

 

 

 EUCARESTIA - CROCE - RISURREZIONE

 

 

 

Farsi “Voce” di chi, bambino, non ha voce e, “condannato a non nascere mai, deve morire pure senza battesimo”

 

Speciale “Mysterium fidei”, la VIA CRUCIS 2012 IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI

 

In tre momenti: sul luogo dell’accoglienza, sosta per organizzare la speranza; lungo la “Via”, con Gesù per le stazioni o tappe della speranza; nell’ultima stazione o Sala del compimento: “a tavola con Gesù” (Messa).

 

 

 

Venerdì 24 febbraio 2012.

 

 

 

Per la Vita nascente e per i diritti dei piccoli che non sono diritti umani piccoli.

 

Occorre organizzare la speranza. Perché le attività umane (Gaudium et spes, ,37) son messe quotidianamente in pericolo dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi. Tuttavia esse possono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo, che è Signore e da la vita con il suo santo Spirito.. Redento da Cristo e reso nuova creatura nello Spirito Santo, l’uomo può amare le cose create da Dio, con l’amore stesso di Dio, purificando le attività umane nel mistero pasquale.

 

Inoltre con l’aiuto solidale di tutti gli uomini di buona volontà, si potrà togliere fra l’altro l’incoerenza culturale e legale di una conduzione politico-demografica che, da una parte, è giustamente e seriamente impegnata contro la guerra e nel tenere in vita (vedi spese di detenzione carceraria) criminali di ogni specie mentre dall’altra, autorizza, come conquista di «civiltà!» e questione di «salute!», la soppressione sistematica di persone innocenti attraverso la legge sulle pratiche abortive”.Inoltre, anche a livello di Chiesa, c’è qualcosa che non è troppo chiaro tra il giusto riconoscimento dei diritti umani nel grembo materno ai concepiti e il mancato battesimo nel grembo materno agli stessi concepiti, in caso di condanna a morte per aborto. Doloroso certamente e tragico, privarli della vita terrena ma non è per certi aspetti ancora più doloroso privarli anche del battesimo, via ordinaria necessaria per la vita eterna? – Tanto, non è forse in contrasto con i meriti della Passione di Gesù Cristo “Redentore del genere umano”, in contrasto con la sua tenerezza per i bambini (Mc 10,14) e con il mandato di battezzare dato alla Chiesa (Mt 28,19)?

 

La questione del battesimo prima dell’aborto, apre una questione più ampia che riguarda la salute spirituale di tutti i bambini nel grembo materno. Perché con l’Incarnazione, il Figlio di Dio volle assumere nel grembo verginale di Maria la natura umana per realizzare in essa e con essa la salvezza del genere umano; evento storico e salvifico collegato strettamente al mistero pasquale della Croce, a cui il Battesimo come «Prima Pasqua» è strutturalmente e significativamente connesso. La Passione è prolungamento dell’Incarnazione: “Ti saluto, Croce santa, che portasti il Redentor; gloria, lode, onor ti canta, ogni lingua ed ogni cuor”.

 

A – L’ultima” stazione è in particolare per chi, ancora bambino, non ha voce e, “condannato a non nascere mai, deve morire pure senza battesimo”.“Ascolta, Signore, il grido del povero” (dal Salmo Responsoriale, 33)

 

B - Sacrificio e risurrezione - sintesi dell’omelia:

 

Il fine ultimo e determinante della Via Crucis, non è la morte ma la Vita in ogni sua dimensione. Fin dal grembo materno; grembo che è culla del diritto nascente e sacrario di vita; non calvario di morte. Avete sentito il libro della Sapienza? -“Dicono tra sé con ragionamenti errati” (Sap 2,1.12-22; Gv 7, 1-2.10.25-30).

 

Contro l’immane flagello dell’aborto, occorre organizzare la speranza con ogni mezzo lecito affinché non venga ulteriormente elusa la “urgenza umana e civile” di un rimedio etico e politico a cui oggi nonostante le grandi difficoltà, laici di buona volontà e credenti di ogni popolo e nazione, possono per rispettiva competenza offrire la loro solidale, valida collaborazione. Perché il grembo materno , in ogni popolo e nazione, sia riconosciuto e tutelato come culla di diritto alla vita e non sia ridotto a spietato calvario di morte.

 

Dal Cuore di Cristo Crocifisso derivarono non solo i meriti per cui l’Immacolata Concezione nel grembo materno, fu preservata immune da ogni macchia originale ma, dallo steso Cuore aperto, derivarono anche la Chiesa e i Sacramenti per la salvezza di ogni altro essere umano, concepito nel peccato originale. La liberazione dal peccato originale mediante il battesimo, “ante et post partum”, vale sia per i nascituri abortiti che per gli altri nascituri che proseguiranno normalmente la loro esistenza. È certamente molto diverso per il futuro del bambino vivere o non vivere una maternità in grazia e in comunione con Dio, sia per la sua vita futura che per la stessa società. La grazia gratifica e perfeziona la dignità della natura umana dal concepimento alla morte. «Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona. Questo principio fondamentale, che esprime un grande “sì” alla vita umana, deve essere posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica» ( “Dignitas personae”, Istruzione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Introduzione, n. 1). Fabio Fiorito coordinatore.

 

 

 

Venerdì 2 marzo 2012.

 

 

 

VIA CRUCIS 2012 IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI Ultima stazione “A tavola con Gesù”– Sintesi dell’omelia. Sacerdote celebrante, padre Giacinto Cataldo.

 

La questione del battesimo prima dell’aborto, apre una questione più ampia: grembo materno e vita plenaria.

 

- Perché con la Sua Incarnazione, il Figlio di Dio volle assumere nel grembo verginale di Maria la natura umana per realizzare in essa e con essa la salvezza del genere umano; evento storico e salvifico collegato strettamente al mistero della Pasqua, a cui il Battesimo come «Prima Pasqua» è strutturalmente e significativamente connesso.

 

La Via Crucis pertanto, vale anche per riflettere sulla tutela della vita nascente fin dal grembo materno e non solo. Perché Dio è amante della Vita e non dimentica il frutto delle «viscere» materne neanche nel caso in cui tale frutto viscerale viene dimenticato dalla sua propria madre (Is 49, 1-16). In pericolo di morte, al bambino è assicurato l’ingresso nella beatitudine eterna - “ante et post partum” - con il “desiderio del battesimo che non essendo sacramento, è lecito anche contro la volontà dei genitori (Canone 868 § 2). Perché in tutto fu obbediente al Padre fino alla morte sulla croce, per essere il Salvatore del genere umano, a partire dal suo concepimento nel grembo materno (Lc 1,31-33).

 

Nel segno della croce, la “carne”, l’eucarestia e il “Verbo” si collegano all’incarnazione come inizio del compimento. Infatti fin dall’Incarnazione, Cristo, anche per la vita nascente, è il sacramento dell’incontro con Dio.

 

In ogni venerdì di quaresima, con la Messa concludiamo la “Via crucis” all’altare del Crocifisso che parlò a san Tommaso d’Aquino; cercando, da una stazione all’altra, di sostare accanto e con chi ha perso ogni speranza con ogni altro legame affettivo e, con l’aborto, fin’anche l’ultimo legame che gli resta, quello della vita. Troppo piccolo e “prigioniero” per fuggire o difendersi, non gli resta neppure “voce” per gridare al mondo la propria angoscia.

 

Gesù “morente sulla croce” affidò tutti (compresi i feti abortivi!), alla sua stessa Madre la beata Vergine Maria e, attraverso Lei, li affidò anche alla madre Chiesa. Tanto che, a nome del Popolo santo di Dio, nella Messa, il Sacerdote celebrante prega così: “Dio Padre di misericordia, il tuo unico Figlio morente sulla croce ha dato a noi la sua stessa madre la beata Vergine Maria; fa che, sorretta dal suo amore la tua Chiesa, sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli ed unisca tutti i popoli del mondo in un'unica famiglia”. Così nella Messa in onore di Maria madre della Chiesa, secondo il “Messale romano” (2^ Ed. it., p. 849).

 

La Chiesa perciò è consapevole che la salvezza può essere raggiunta unicamente in Cristo per mezzo dello Spirito; e, d’altra parte come madre e maestra, è anche consapevole che non può rinunciare a riflettere sulla sorte di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio, e in modo particolare dei più deboli e di coloro che non sono ancora in possesso dell’uso della ragione e della libertà; specie in questi ultimi tempi, nei quali a livello di manipolazioni genetiche si va perdendo la dignità altissima di ogni essere umano in quanto persona e a livello ecclesiale si è rivelata inadeguata alla luce di una più matura riflessione la stessa teoria teologica del Limbo, peraltro mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero. Tanto, tenendo conto pure del principio della gerarchia delle verità nel contesto del disegno universale di Dio, dell’unicità e dell’insuperabilità della mediazione di Cristo nonché della sacramentalità della stessa Chiesa in ordine alla salvezza anche dal peccato originale. Risulta certamente eccellente l’indagine fatta e articolata sul piano biblico, patristico e magisteriale, a cura della Commissione Teologica Internazionale, una indagine che, dopo l’approvazione previa di Benedetto XVI nell’udienza concessa il 19 gennaio 2007, è stata pubblicata con il titolo: “La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo”, - eccellenti in particolare i nn. da 1 a 69: «Historia quaestionis», «Inquirere vias Domini». Il testo di riferimento, l’ho preso da “La Civiltà Cattolica” (II volume del 5 maggio 2007, pp. 251-264).

 

Tuttavia questa rassegna per quanto eccellente, non soddisfa per ogni aspetto e quindi non risponde adeguatamente al problema odierno del Battesimo amministrato nel grembo materno ai feti viventi condannati all’aborto. A santa Margherita Maria Alacoque Gesù mostrò il suo Cuore che, mentre veniva formato nel grembo materno, era già coronato di spine e sormontato da una croce.

 

Legittima quindi è la seguente domanda: “Il mandato di «battezzare», consegnato dal Risorto alla sua Chiesa, vale anche nel grembo della madre per i feti viventi che oggi per malattia, razzismo o aborto, vengono, a livello medico, alcuni “salvati” e altri invece, “discriminati e condannati” a non nascere mai?

 

Questo in sostanza è il significato della “Via Crucis” odierna che si conclude all’insegna della croce e dell’eucarestia,“fine e inizio del compimento” da noi auspicato; e cioè che per i meriti del Figlio morente sulla croce, la beata madre Maria sorregga con il suo amore la Chiesa che è sacramento universale di salvezza: affinché sempre più feconda nello Spirito, essa possa esultare sempre di più, pure per la santità battesimale dei bambini divenuti, per il Regno che non muore, “figli suoi” nel grembo della loro madre terrena; e possa inoltre esultare quanto prima per l’unione di “tutti i popoli del mondo in un'unica famiglia”.

 

Venerdì, 2 marzo 2012: Via Crucis, in san Domenico Maggiore – Napoli. Sintesi di Fabio Fiorito, coordinatore.

 

 

 

 

 

Venerdì 9 marzo 2012.

 

 

 

– “uccidiamolo e prenderemo noi la sua eredità” – l’8 marzo, “ante et post partum” ancora guerra nel grembo della donna. . VIA CRUCIS 20012 IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI. Ultima stazione: “A tavola con Gesù. I posti vuoti”–. Sacerdote celebrante, padre Giacinto Cataldo. Riflessione conclusiva.

 

 

 

“Ante et post partum” è ancora guerra nel grembo della donna. Questa, una delle conclusione dell’8 marzo 2012. Tra “Pattumiera dell’ospedale” e “Teorizzazione dell’aborto anche post-nascita (infanticidio)”, occorre “Formare Formatori” collaborando con e nella Chiesa. Sull’esempio di san Domenico che nel grembo materno della beata Giovanna d’Aza per il Vangelo della vita, prese l’Ufficio del Verbo. Insieme con tutti gli uomini di buona volontà. Affinché nella cultura della vita, “non ci siano concepiti o neonati di scarto”.

 

La cultura della vita cresce con la civiltà dell’amore nella verità; e diventa fondamento dell’educazione tanto nella famiglia che nella società. «L’umanità è alienata quando si affida a progetti solo umani, a ideologie materialistiche e a utopie false».

 

“La pattumiera dell’ospedale” e “l’infanticidio o teorizzazione dell’aborto post-nascita” sono “frutto” e conseguenza di una scelta “umanitaria” da riconsiderare con maggiore attenzione. Prima e più che altrove, all’interno stesso della Chiesa.

 

Di fatto oggi per credenti e non credenti, “studiosi “ e no, “ricercatori” e no, l’unica natura umana in comune tra uomo e uomo è la natura umana che è stata assunta dal Verbo di Dio fatto carne, cioè fatto uomo, nel grembo verginale di Maria con il «consenso di Maria»; all’orquando l’anziana Elisabetta era una gestante in difficoltà e al «sesto mese» (Luca. 1, 26. 31).

 

Fu allora infatti che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni, 1, 14). Tanto, allo scopo primario e prevalente: di svelare, direttamente o indirettamente «fin dal concepimento» e «pienamente, l’uomo all’uomo»; di rendergli «nota la sua altissima vocazione» e di restituirgli « la somiglianza con Dio, resa deforme già agli inizi a causa del peccato» (Concilio Vaticano II, La Chiesa nel mondo contemporaneo,”Gaudium et spes”, 22).

 

La Chiesa - per volontà di Dio che in Cristo «ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo» -, «si guarda dal trascurare la missione ricevuta di far rinascere “dall’acqua e dallo Spirito Santo” tutti coloro che possono essere battezzati» (CCC, Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1257). Pertanto nascituri battezzandi - cioè capaci di ricevere il battesimo dal concepimento a morte naturale -, sono «ogni persona non ancora battezzata» (CCC n. 2323; Compendio del CC, n. 257).

 

In base all’autorità (Mt 16,19) e alla missione (Gv 20,21; Mt 28,19) avute, la Chiesa, secondo il piano divino (Ef 1, 3-22), è “dovunque e sempre” prolungamento della misericordia di Gesù, che, con la vittoria sul peccato “ante et post partum”, ci ha dato beni migliori (CCC 420), e, in particolare, la Chiesa è presenza misericordiosa verso ogni madre finanche vincolata «latae sententiae» (Can. 1398); perché, in caso di morte, per il bene del figlio battezzando che vive in grembo, «il divieto è sospeso» (Can. 1335) e, in mancanza del Battesimo d’acqua, subentra, per volere della Chiesa (CCC, 1257-1258), “il desiderio del Battesimo”: dando così alla madre, contro ogni depressione ossessiva e mortale, la possibilità che, riconciliata con Dio, un giorno riabbraccerà il figlio abortito, nel regno della vita che non muore (At 10, 2-48; 16,31-33; 16, 15;18, 8; 1Cor 1, 16; 15, 29).

 

«L’umanità è alienata e la vita è più che sminuita, quando ci si affida a progetti solo umani, a ideologie materialistiche e a utopie false».

 

Chi oggi - all’interno della stessa Chiesa afferma che “ante” e “post partum” per la vita plenaria dei ”feti abortivi” (Canone, 871) non è necessaria l’applicazione battesimale dei meriti di Gesù Cristo Salvatore -, dimostra di non conoscere o almeno di non attenersi all’insegnamento di Cristo e della Chiesa. Tanto sul battesimo di acqua quanto sul desiderio del battesimo che «porta i frutti del Battesimo, anche senza essere sacramento» (CCC, n. 1258).

 

La cultura della vita plenaria per ogni persona, cresce con la civiltà dell’amore e diventa fondamento dell’educazione nella famiglia e nella società. Collaborando, nella e con la Chiesa nel “Formare Formatori” e promuovere, fin dal concepimento, lo sviluppo integrale di ogni essere umano che, «essendo un’unità di anima e di corpo», deve crescere anche a livello «spirituale oltre che masteriale» - tanto, come condizione necessaria per assicurare «sviluppo plenario e bene comune universale» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 76).

 

Venerdì, 9 marzo 2012: Via Crucis, in san Domenico Maggiore – Napoli. Sintesi di Fabio Fiorito, coordinatore.

 

 

 

 

Venerdì 16 marzo 2012.

 

 

 

VIA CRUCIS 2012.IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI. Ultima stazione”A tavola con Gesù” - «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12, 31). - Nessuno è così prossimo come la madre gestante rispetto al figlio concepito che porta in grembo. Ai fini dell’opus salutis, la Via Crucis di questo venerdì 16 marzo è dedicata alla dignità materna per la vita integrale e battesimale del nascituro. Diamo una sintesi dell’omelia fatta dal sacerdote celebrante, padre Giacinto Cataldo.

 

 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2323) dice che essendo «una persona fin dal concepimento, l’embrione deve essere difeso nella sua integrità, curato e guarito come ogni altro essere umano». Tanto è possibile attraverso la madre gestante che è “partecipazione umano-divina” con la perfettissima funzione psicofisica del suo corpo rispetto al corpo del bimbo concepito e vivente nel grembo. Una missione altissima nell’ordine della creazione. «Benedetta tu e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 42). Ai fini dell’opus salutis, il corpo della madre, nell’obbedienza al progetto divino, è finanche “luogo” di culto e di benedizione.

 

L’Avversario, Satana, per rovinare l’uomo, si servì dell’albero della disobbedienza (Gn 3,3); Dio, per salvare l’uomo, si servì dell’albero dell’obbedienza, la Croce (Fil 2,8) ); per attuare il suo progetto di perdizione, il Menzognero, Satana, si servì di Eva e della sua stirpe (Gn 3,4-5); Dio, per salvare l’uomo, si servì della nuova Eva, Maria, e della nuova stirpe: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” (Gv 19, 25; Gn3, 15; Is 7,14; Lc 1,31). In virtù della Croce, Gesù quindi come nuovo Adamo, previene chi, nel grembo materno, sta per cadere nel peccato ed è il caso del concepimento immacolato di Maria nel grembo di sant’Anna; libera, attraverso la Chiesa e il Battesimo, chi fin dal concepimento nel grembo materno è stato già contagiato dal peccato originale. Santa Caterina da Siena si domandava perché mai Gesù si fosse fatto uno di noi e fosse arrivato alla follia della croce. Le apparve Gesù e mostrandole la bellezza divina di un’anima in grazia, aggiunse: «Ecco perché valeva la pena che io morissi in croce per un’anima tanto meravigliosa» (da “il Messaggio del Cuore di Gesù”, n. 4, Aprile 2009, p. 51). Sulla Via della Croce e con la Madre del Redentore, occorre pertanto riorganizzare la speranza per poter battezzare e mettere in stato di grazia anche le anime dei bambini i quali, con la copertura legale,   nel grembo materno,   attraverso manipolazioni genetiche e abortive, abitualmente vengono destinati a morire pure da “colpevoli”. Ma, per la madre e con la madre, l’impossibile diviene possibile per amministrare il battesimo, applicazione pasquale dei meriti di Gesù. Dato che «il corpo quanto più perfettamente partecipa la bontà divina, tanto è più alto nell’ordine corporeo, che è un ordine locale, o spaziale» (S, Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 57 a. 4 c).

 

Sappiamo inoltre che, attraverso canali e recipienti “fatti” dagli uomini, l’acqua per il battesimo giunge sulla testa del battezzando distante a volte anche molti chilometri dalla sorgente; perché, visto il contatto fisico madre-figlio durante la gestazione e in virtù della stessa grazia (che perfeziona la natura!) , dalla fronte della madre, “canale” strutturato e “cosiffatto” da Dio stesso anche in funzione del figlio(!), l’acqua battesimale non dovrebbe pervenire naturalmente ad un contatto sensoriale e fisico con il feto, soltanto perché ancora all’interno del grembo?

 

 In caso di malattia fisica (il peccato è “malattia spirituale!): troviamo naturale e tecnicamente corretto che il medico dia alla madre le medicine necessarie per la salute fisica del bambino malato. Perché non dovrebbe sussistere in caso urgente di morte imminente, un processo analogo “battesimale”, altrettanto ovvio e tecnicamente corretto, anche per il peccato d’origine che il concepito ha contratto nel e dal grembo della madre e che, per taluni aspetti reali, è assimilato ad una malattia ereditaria?   «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12, 31). Vale pure per il nascituro?

 

 Nel contesto della creazione e della Redenzione, la madre, anche rispetto al figlio battezzando che porta in grembo, è, per situazioni naturali oggettive e provvidenziali, la “via più sicura e immediata” non solo per provvedere il necessario   a livello di natura per la vita fisica, ma anche a livello di grazia per la vita spirituale del figlio “gestito nel grembo” (Lc 1, 41-42).Tra scienza e fede,   pur nella reciproca distinzione, sussistono evidenti legami ed analogie a proposito di trasmissioni ereditarie e di conseguenti rispettive terapie per la salute del feto nel grembo materno.

 

 Venerdì, 16 marzo 2012: Via Crucis, in san Domenico Maggiore – Napoli. Una sintesi di Fabio Fiorito coordinatore.

 

 

Venerdì 23 marzo 2012.

 

 

 

VIA CRUCIS IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI.

 

Santa Faustina Kowalska soleva dire: «Quando penso alla passione di Cristo, capisco tante cose che prima non riuscivo a vedere». Ultima stazione “A tavola con Gesù” - (Sintesi dell’omelia di padre Giacinto) - «Non è costui quello che cercano di uccidere?» (Gv 7, 25). C’era allora tra loro un equivoco sull’origine messianica di Gesù, dato che ne conoscevano solo l’origine e l’infanzia umana (vv. 25-30). Oggi non sono pochi né meno gravi, a livello antropologico e bioetico,   gli equivoci odierni sulla dignità giuridica dei concepiti: “infanti”che, nel grembo materno benché “ante partum” , non sono diversi in dignità dagli “infanti” viventi “post partum” all’esterno del grembo.   Basta pensare all’eco di polemiche che ha suscitato la tesi filosofica di Alberto Giubilini e Francesca Minerva («Journal of Medical Ethics» 2012), sulla legittimità dell’infanticidio equiparandolo all’aborto: essendo tutti «non persone, gli embrioni, i feti, i neonati». Ma la vita umana o è sacra per tutti o non è sacra per nessuno. Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stato crocifisso per tutti, compresi gli embrioni, i feti e i neonati.

 

La separazione ideologica e radical-utilitaristica tra il concetto di essere umano e persona umana a livello di embrioni, feti e neonati, è, per credenti e non credenti,   scientificamente insostenibile e costituisce, ad ogni livello (giuridico, semantico, psicologico, …) un gravissimo impoverimento di umanità e di democrazia politica. Quanto infatti alla soggettività giuridica dei concepiti, è interessante notare ciò che afferma il diritto romano del periodo augusteo:   “i concepiti sono da considerare come già esistenti, già nati nel grembo, «Qui in utero sunt …intelleguntur in rerum natura esse» (D. 1.5.26). «Nasciturus pro iam nato habetur» (D. 1.5.7). Il nascituro è da considerare già nato (Cf. “L’Osservatore Romano” del 19 giugno 1997 , “Un Seminario a Roma, I nascituri nei sistemi giuridico-religiosi”, in occasione del XX anniversario della morte di Giorgio La Pira). Considerato anche in rapporto al diritto romano, l’aborto è una aberrante soppressione “ post-nascita” di un essere umano già esistente e vivente nel grembo..

 

                                                             A livello   antropologico, la dignità del concepito in quanto persona deriva in modo evidente dalla sua stessa natura umana: infatti «il concepimento e la nascita vengono attribuititi secondo quella natura nella quale la persona viene concepita e nasce, “concipi autem et nasci personae attribuitur secundum naturam illam in qua concipitur et nascitur”» (san Tommaso d’Aquino, Summa Th III, q. 35, a. 4).     Tanto è significativo anche a livello di scienze dell’educazione prenatale.

 

 Perché nel grembo materno: «l’educazione prenatale si pone lo scopo di mettere al centro dell’attenzione il nascituro riconoscendogli da subito un ruolo di protagonista in quanto essere sensibile a tutti gli effetti e quindi in grado di apprendere molte cose già nella pancia della mamma» (Aivanhov O. M., L’educazione inizia prima della nascita, Ed. Prosveta, Frejius, 1985; G. Soldera, Conoscere il carattere del bambino prima che nasca, Ed. Bonomi, Pavia 1995). Questoo risulta anche a livello biblico e salvifico. L’evangelista medico Luca infatti ci racconta la visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,68-79). Nell’incontro delle due madri gestanti, si ha pure l’incontro dei due figli ancora nei grembi materni: attivi e da protagonisti.

 

. Non esiste nessuna trasformazione improvvisa che consenta di dire: dopo il parto il feto diventa qualcosa di sostanzialmente diverso, che deve avere diritti che prima non aveva. Con la sua incarnazione, Gesù Cristo, “pedagogo prenatale e nascituro”, ha mostrato che il bimbo nel grembo materno è già capace di diventare santo e figlio adottivo di Dio. Per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna (CCC 1257), la Chiesa, nella sua materna sollecitudine, difende i diritti dei concepiti nella loro “integrità” (CCC 2323), battezza i feti abortivi viventi (Can 871) e, in mancanza del battesimo di acqua, ricorda che «il desiderio del Battesimo, porta i frutti del Battesimo, anche senza essere sacramento» (CCC 1258).

 

Gesù, “ante et post partum”, ci ha dato beni migliori (CCC 420). La vittoria della Croce sul peccato vale per tutti ma soprattutto vale per ogni madre finanche vincolata «latae sententiae» (Can. 1398); perché, in caso di morte, per il bene del figlio battezzando che vive in grembo, «il divieto è sospeso» (Can. 1335): dando così alla madre, contro ogni depressione ossessiva e mortale, la possibilità che, riconciliata con Dio, un giorno riabbraccerà il figlio abortito, nel regno della vita che non muore (At 10, 2-48; 16,31-33; 16, 15;18, 8; 1Cor 1, 16; 15, 29). Santa Faustina Kowalska soleva dire: «Quando penso alla passione di Cristo, capisco tante cose che prima non riuscivo a vedere». L’aborto è aberrante soppressione di un essere umano “post nascita” cioè “dopo il concepimento” . La Passione aiuti e ci aiuti, a vedere cose che ancora non vediamo.

 

 

Venerdì, 23 marzo 2012: Via Crucis, in san Domenico Maggiore – Napoli.Una sintesi di Fabio Fiorito coordinatore.

 

 

 

Venerdì 30 marzo 2012.

 

VIA CRUCIS 2012. IN SAN DOMENICO MAGGIORE A NAPOLI. Ultima stazione”A tavola con Gesù”: «le opere che io compio, mi danno testimonianza».

«Comunicare scienza. Comunicare vita».

 

Nel vangelo di questo venerdì, le opere compiute da Gesù rivelano che Egli è Figlio di Dio; ma i Giudei non credono a tali opere e decidono di uccidere Gesù (Gv 10, 31-42). Conoscere e comunicare scienza anche sulla dignità della vita fin dal concepimento è un impegno necessario ed urgente. Lo dimostra l’incomprensione della dignità di bimbi appena concepiti e considerati “meno degni dei topi”.   Per fini commerciali, «La Ue: Basta animali nei test. Usiamo embrioni umani». Così l’Unione europea vuole finanziare un programma per trovare alternative efficienti e poco costose alla cavie animali nella ricerca sui nuovi farmaci. In primis gli embrioni umani. Considerati meno degni di tutela dei topi. Ma in tal modo quale grado di umanesimo altruista potrà essere assicurato se non quello della verità scientificamente accertata e rispettata? Occorre Verità per «Comunicare scienza e comunicare vita».

Il concepito è «Uno di noi». Fin dal concepimento, gli deve essere riconosciuta la dignità di persona (Istruzione Dignitas personae su alcune questioni di Bioetica, n. 1).

In questa Via Crucis, facciamo nostre le speranze della Chiesa e le iniziative delle associazioni di Scienza & Vita perché possano essere condivise da tutti e diffondersi sempre più in Italia e nel mondo intero.

 

«Comunicare scienza. Comunicare vita» è il tema del IX Convegno nazionale e XI Incontro delle associazioni locali di Scienza & Vita che si terrà a Roma il 4 e 5 maggio, con una tavola rotonda su modalità, tecniche e complessità attraverso cui i media comunicano i temi della scienza e della vita.

 

Un’altra scintilla che serve ad accendere il fuoco in difesa dei valori fondamentali e dei diritti umani è portata dalla «Settimana» europea per difendere la vita. Il concepito è «Uno di noi», verità illustrata da Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Purtroppo – spiega Casini - c’è una lobby misteriosamente potente che vuole considerare l’aborto come un diritto. Noi dobbiamo contrastare i nemici della vita e continuare la nostra battaglia per costruire una società a misura d’uomo. La partita, aggiunge Casini, si vincerà, anche perché già si intravedono i primi segnali positivi che vengono dalle mancate risposte di alcuni sul momento d’inizio della vita umana e che vengono dalle iniziative messe in campo da alcuni Comuni per aiutare le donna a non abortire». Il concepito è «Uno di noi». Diamo voce a chi non ha voce.

 

Sono fratelli nostri e figli di Dio i concepiti. Gesù, concepito nel grembo materno di Maria, in fretta, “festinanter”, accorse per tre mesi in aiuto di un altro nascituro, Giovanni, che era al sesto mese nel grembo di Elisabetta donna anziana e in difficoltà (Lc 1, 39-45). Ai suoi discepoli, Gesù disse delle parole decisive che valgono anche per i concepiti: «guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli. Il Padre vostro non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli» (Mt 18, 10.14). Riterrà fatto a sé ciò che viene fatto «uno di questi fratelli più piccoli» (Mt 25, 45). Sulla croce, Gesù è morto anche per i concepiti. Il concepito è «Uno di noi». Già capace di diventare figlio di Dio e di essere difeso e curato nella sua integrità come ogni altro essere umano.

La questione del battesimo prima dell'aborto apre anche una questione più ampia che riguarda la stessa salute spirituale oltre che fisica di tutti i bambini nel grembo materno. È certamente molto diverso per il futuro del bambino vivere o non vivere una maternità in grazia e in comunione con Dio, sia per la sua vita futura che per la società.

 

Venerdì, 30 marzo 2012: Via Crucis, in san Domenico Maggiore – Napoli. Una sintesi di Fabio Fiorito coordinatore.

 

 

 

 

 

 

 

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