Via Crucis 2009 in San Domenico Maggiore a Napoli
Venerdì 3 aprile 2009, alle 17, 15. - Con la Madre sulla Via della Croce per riorganizzare la speranza e battezzare anche i bambini che, nel grembo materno, attraverso manipolazioni selettive e abortive; per legge, vengono destinati a morire pure senza battesimo.
L’Avversario, Satana, per rovinare l’uomo, si servì dell’albero della disobbedienza (Gn 3,3); Dio, per salvare l’uomo, si servì dell’albero dell’obbedienza, la Croce (Fil 2,8) ); per attuare il suo progetto di perdizione, il Menzognero, Satana, si servì di Eva e della sua stirpe (Gn 3,4-5); Dio, per salvare l’uomo, si servì della nuova Eva, Maria, e della nuova stirpe: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” (Gv 19, 25; Gn3, 15; Is 7,14; Lc 1,31). In virtù della Croce, Gesù, quindi come nuovo Adamo, previene chi sta per cadere ed è il caso del concepimento immacolato di Maria nel grembo di sant’Anna; libera, attraverso la Chiesa e il Battesimo, chi fin dal concepimento nel grembo materno è già caduto nel peccato.
In virtù del “fiat” di Maria ai piedi della Croce, la via della speranza (anche per il battesimo ai non nati !), deve passare quindi attraverso il mistero della “Madre del Redentore”,”primizia della Chiesa” e modello perfetto di ogni donna e di ogni madre.
Bibbia e scienze umane attestano, peraltro, che il concepito viene a contatto fisico (istantaneo e cosciente!) con il mondo esterno attraverso una “via immediata e sicura” che è il corpo della madre: ciò risulta da Luca, evangelista medico, in 1,41; la sua asserzione è convalidata, oggi, da numerose altre pubblicazioni a livello medico, scientifico e psicopedagogico, tra le quali: Vita segreta prima della nascita, Mondadori, Milano, 1981; Amarlo prima che nasca, Le Lettere, Firenze, 1994; Gravidanza in musica (audiocassetta più libretto), Ludi Sound, Milano, 1994; Conoscere il carattere del bambino prima che nasca, Bonomi, Pavia, 1995; L’educazione incomincia prima della nascita, Prosveta, Frejius, 1985; Le coccole dei nove mesi, Bonomi, Pavia, 1996; Acquaticità e benessere in gravidanza, Bonomi, Pavia, 1997; Le emozioni della vita prenatale Macro Edizioni, Sarsina, Forlì, 2000. L’amore di Dio non fa differenza di persone fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre e il bambino già nato (lo ha ricordato ancora una volta il Santo Padre, Benedetto XVI).
A titolo esemplificativo, si elencano pertanto alcune tra le buone ragioni di fede umana e di fede divina per includere tra i destinatari battezzandi anche i bambini concepiti specie se, nel grembo materno, per malattia, manipolazioni eugenetiche e aborto, vengono destinati a non «nascere» più (Gv 3,4-5):
1) - Nel contesto della creazione e della Redenzione, la madre, anche rispetto al figlio battezzando che porta in grembo, è, per situazioni naturali oggettive e provvidenziali, la “via più sicura e immediata” non solo per provvedere il necessario a livello di natura per la vita fisica, ma anche a livello di grazia per la vita spirituale del figlio “gestito nel grembo”.
2) – Quanto poi al rapporto del concepito, frutto di entrambi i genitori nel grembo della donna, e al concetto di peccato originale assimilato per certi aspetti ad una malattia ereditaria, si riscontrano tra scienza e fede, pur nella reciproca distinzione, evidenti legami ed analogie a proposito di trasmissioni ereditarie e di conseguenti rispettive terapie per la salute del feto nel grembo materno. Infatti in caso di malattia fisica (il peccato è “malattia spirituale!): troviamo naturale e tecnicamente corretto che il medico per la salute fisica del bambino malato nel grembo materno, amministri le medicine attraverso il corpo della madre e troviamo naturale che attraverso il corpo della madre l’efficacia delle medicine amministrate agisca direttamente sul corpo del concepito che soffre. Perché non dovrebbe sussistere in caso urgente di morte imminente, un processo analogo “battesimale”, altrettanto ovvio e tecnicamente corretto, anche per il peccato d’origine che il concepito ha contratto nel e dal grembo della madre e che, per taluni aspetti reali, è assimilato ad una malattia ereditaria?
3) - Scienza e fede, ciascuna nel proprio campo, sono valide componenti per i diritti umani dei condannati d’aborto e per la loro salvezza integrale fisica e spirituale, come lo sono, del resto, per la salvezza integrale di ogni altro uomo, a qualunque popolo o lingua egli possa appartenere. Con l’Incarnazione, infatti, Dio, rispetto alla creazione, non sta “fuori, alla porta”. La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il giorno 8 settembre 2008, attraverso l’Istruzione Dignitas personae ( n. 1), ha ricordato che: «Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte, va riconosciuta la dignità di persona».
4) – C’è anche da notare che, quando è in questione la vita eterna, la Chiesa, nella sua meravigliosa sollecitudine materna, sceglie, come prassi di salvezza, la via più sicura. A proposito infatti del battesimo di “sangue”, “desiderio”, “acqua”, la Chiesa, come prassi di salvezza sicura e più comune, sceglie, quando può, il Battesimo d’acqua; anche quando per circostanze oggettive come nel caso di infanti e di bambini, il “desiderio” non può essere formulato direttamente dal battezzando interessato (Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Istruzione sul battesimo dei bambini, 20 ottobre 1980. n. 4).
5) - E quando, inoltre, come nel caso dei feti abortivi viventi, risultano “difficilmente attuabili” le circostanze rituali della “immersione” nell’acqua o dell’acqua sulla testa del battezzando, la Chiesa, estremamente pratica, semplifica la procedura rituale, senza abolirla, e, restando fedele alla sua scelta materna della via battesimale più sicura, anche in tal caso consiglia la prassi del Battesimo d’acqua: «I feti abortivi, se vivono, nei limiti del possibile, siano battezzati» (Canone 871); «senza indugio» (Canone 867 § 2).
6) - Quanto poi al fatto che l’acqua, materia battesimale, debba venire necessariamente a contatto fisico diretto con il corpo del battezzando (condizione che, peraltro, non sussiste nel battesimo di desiderio, pur chiamato “battesimo”!), va ricordato che, al tempo di san Paolo nella comunità di Corinto, in vista della “risurrezione futura”, si faceva “battezzare uno “vivente” a nome di “uno morto”, secondo una prassi battesimale allora ben nota ma a noi poco chiara nelle sue concrete formalità di rito; nel quale rito, tuttavia, l’acqua “materia battesimale” sicuramente non poteva toccare in modo diretto e fisico il corpo del battezzando interessato, essendo questi già morto (1 Cor 15, 20-32;1 Cor 1,29); così fanno ancora i Mormoni. – Vero è che, a tal proposito, c’è chi pensa “non si trattasse di vero battesimo” e invece al contrario, «c’è chi pensa si trattasse del battesimo propriamente detto, che sarebbe stato ricevuto, per una specie di sostituzione vicaria, a nome del defunto» (Anselmo Dalbesio, Schema e analisi della 1 Cor. – Il problema della risurrezione, in: “Corso completo di studi biblici”, vol 7 \ Il Messaggio della salvezza”, Elle di ci, Leumann, Torino, 1984, p. 214, nota 118)).
7) – In ogni caso, sembra che sulla questione della risurrezione e della salvezza eterna, anche la Chiesa delle origini, compenetrata del comando di “battezzare” avuto dal suo Maestro “Risorto”, non si contentasse di una semplice e pur significativa “spes orans” e preferiva seguire, come via “più efficace”, la prassi battesimale, sia pure «in sostituzione vicaria», ritenendola, anche in tal caso, di maggiore certezza ai fini della risurrezione e della salvezza eterna
8) – Per l’amministrazione del battesimo d’acqua, la madre, rispetto al battezzando che porta in grembo e fin dal suo concepimento!, è per situazioni naturali, oggettive e provvidenziali, la “via più sicura”. E tuttavia attualmente il battesimo d’acqua come via più sicura per la salvezza eterna dei condannati d’aborto, resta per la Chiesa, allo stato di fatto, problema grave e ancora non risolto. Eppure, rispetto a taluni dei casi citati ben più difficili, la via dell’acqua battesimale posta in caso di necessità sulla fronte della madre per il feto battezzando nel grembo, si presenta, tutto sommato, come una via “naturale più diretta” e rispetto allo stesso rito del battesimo finanche “più semplice” ed espressivo (da chi e come viene “lavato” quando nel grembo materno il feto ne ha fisicamente bisogno!?).
9) - Inoltre il battesimo per i condannati d’aborto, stante anche il principio teologico secondo cui la grazia perfeziona la natura, valorizza meglio fisicamente e sul piano spirituale l’altissima dignità funzionale della madre anche per il figlio battezzando nel grembo, e pone, rispetto a taluni dei casi citati, minori difficoltà pratiche di esecuzioni rituali, - eppur giudicati in passato favorevolmente anche se in un modo non sempre chiaro sotto ogni aspetto; come ad es. il battesimo di necessità amministrato contro il volere dei genitori (Canone 868 § 2 ); considerata peraltro la funzione di santificare della Chiesa (Canone 834 §§ 1 e 2 ), dei genitori (Canone 835 § 4 ) e dei laici (Canone 836 ).
10) - Se la grazia abilita ad essere “ministro del battesimo finanche un infedele purché abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa”; e se inoltre la grazia battesimale perfeziona la stessa natura dell’acqua, rendendola efficacemente capace di produrre un lavaggio spirituale, perché la stessa grazia, ai fini del battesimo, non potrebbe perfezionare ai fini spirituali anche quella particolare predisposizione naturale e fisica, che la madre ha di trasmettere biologicamente al figlio nel grembo tutto ciò che dal mondo esterno gli è fisicamente necessario per vivere, crescere e comunicare? Perché per la vita naturale, la madre sì e per la vita soprannaturale (eterna e di gran lunga più importante!), la madre no?
11) - Il principio della perfettibilità della grazia sulla natura, sempre valido, può quindi, ai fini del battesimo, applicarsi anche alla funzionalità fisica e materna, come grazia perfezionante e dono salvifico che il Verbo eterno ha meritato per tutti e fin da quando ha preso carne proprio in un grembo materno di donna.
12) – Sappiamo che, attraverso canali e recipienti “fatti” dagli uomini, l’acqua per il battesimo giunge sulla testa del battezzando distante a volte anche molti chilometri dalla sorgente; perché, visto il contatto fisico madre-figlio durante la gestazione e in virtù della stessa grazia (che perfeziona la natura!) , dalla fronte della madre, “canale” strutturato e “cosiffatto” da Dio stesso anche in funzione del figlio(!), l’acqua battesimale non dovrebbe pervenire naturalmente ad un contatto fisico con il feto, soltanto perché ancora all’interno del grembo?
13) - Come Redentore dell’uomo (e specialista in casi ancora più difficili di questo), Gesù, risorto, vivente ed operante insieme con la sua Chiesa, sarà certamente insieme e con la Chiesa anche quando, fedele al mandato di battezzare ed “esperta di umanità”, essa si adopera, nella sua materna sollecitudine, per far rinascere con acqua e Spirito Santo pure i condannati d’aborto. Perché fu nel grembo materno che la beatissima Vergine Maria, “primizia della Chiesa”, venne colmata di grazia e «redenta fin dal suo concepimento in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano».
14) - A conferma della Ineffabilis Deus, Bolla con cui, nel 1854, Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, apparve a Lourdes quattro anni dopo, nel 1858, la stessa Immacolata Concezione invitando tutti attraverso Bernardetta Subiroux, a volersi lavare nell’acqua, simbolo e ricordo del battesimo che rende “ santi e immacolati” i peccatori (Ef 1, 3-6.11-12; 2^ lettura nella Messa per la solennità liturgica dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria, 8 dicembre di ogni anno). Dunque per il battesimo ai condannati d’aborto, le voci che seguono non sono frutto di emotività occasionale, ma espressione sentita di verità credute.
A - Voci di chi, ancora troppo piccolo, non ha voce ed è condannato a “sfrattare” dal grembo della madre attraverso l’aborto - (sfratto abitativo ancora più tragico ed esteso del terremoto, già così disastroso dell’Aquila!); e senza neppure il conforto battesimale della grazia divina .
Via Crucis - Decima stazione - Riflessione, “Voci” di chi, bambino, non ha voce - La crocifissione: «lo crocifissero; e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo» (Gv 19, 17-18; Lc 23, 33-34. 43; Mc 14, 36).
Mario Crocamo: “Pastore mio, Signore Gesù, anch’io in certo modo sono come te. Infatti quando fosti crocifisso Tu, altri furono crocifissi con Te”. |
Raffaele Scognamiglio: “Quando, con l’aborto, verrò ucciso io, Gesù, quanti saranno, nel mondo, gli altri che verranno uccisi con me e come me? Al ladrone che ti chiedeva il dono di un ricordo: “Ricordati di me”, gli desti il paradiso(Lc 23, 43). Perché, Gesù, non puoi ripetere anche a me e attraverso il battesimo della tua Chiesa, “oggi sarai con me nel paradiso” ? |
Teresa Poltentuoso e Pina Cipollaro: “Gesù, non siamo riconosciuti neppure come “figli”. Rendici figli tra figli, Gesù. Accogli anche noi, Gesù, nella tua Chiesa e nelle stanze del Padre tuo”. |
Giovanni D’Angelo: Gesù: Tu sei buono, tu ami i piccoli; ma senza l’acqua tua e senza la Chiesa, come potrei essere degno del tuo riposo meridiano in quelle stanze del Regno tuo? E come comunicare con te, Gesù, e con i tuoi? Come potrò cantare e giubilare, con loro e come loro, invocando all’unisono con te, Gesù, “Abbà, Padre”? |
Fabiana Fiorito: «Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quel che fanno”(Lc 23, 33-34). Gesù, perdono, perdonami; perdona i miei genitori e perdona quelli che non sanno quel che fanno. Io li perdono, Gesù, ma tu, col battesimo d’acqua, perdona anche me |
Undicesima stazione Riflessione, “Voci” di chi, bambino, non ha voce - Gesù muore in croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt27, 46; Mc 15, 34). «Alle tre del pomeriggio, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”; detto questo, spirò»(Lc 23, 44-46).
Letizia Pagano: Gridasti a gran voce, Gesù. Ed io, che non ho voce, come farò a gridare? “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”? |
Franca Oliviero: Spiegami, Pastore mio, dove pascere per giubilare? E mostrami quale sia la via. Perché non avvenga che mi allontani dalla guida tua. |
De Stefano Marianna: Non avvenga, Gesù, che, già escluso in questo mondo, io, così piccolo e già così respinto da tutti, sia poi respinto via anche da te. |
Vincenzo De Stefano: Non volere, Signore Gesù, che io finisca relegato fuori dal regno tuo che è la Chiesa. |
Dodicesima stazione Riflessione, “Voci” di chi, bambino, non ha voce - Gesù è deposto dalla croce: Giuseppe, uomo ricco di Arimatea, chiese a Pilato il corpo di Gesù (Mt 27, 57-58)
Pina Russo: Gesù: quando verrò abortito, ci sarà qualcuno che chiederà il corpo mio? |
Ornella Russo: Ho paura, Gesù! Ti prego, accorri in mio aiuto. |
Fabio Fiorito: Accorri come accorresti «festinanter» in aiuto del tuo “battezzatore” Giovanni. Tu al primo mese nel grembo di tua madre Maria ed egli al sesto nel grembo della sua anziana madre Elisabetta: alla «voce» del saluto di tua madre Maria, la gioia tua, Gesù, entrò non solo nella casa di Elisabetta, ma anche nel cuore di Giovanni annidato nel grembo. |
Maria Di Micco: Pastore buono, Signore Gesù, c’è anche per me un modo per esultare nel grembo di mia madre? |
Laura Quaranta: Come allora il piccolo Giovanni udì la voce e il saluto di tua madre Maria, «primizia della Chiesa», potrò, Gesù, sentire anch’io la “voce” dolcissima e materna della tua Chiesa? |
Pina Cipollaro: Gesù Pastore mio, quando sarò “deposto dal grembo di mia madre e non potrò sentire più la voce sua, potrò sentire almeno la voce di chi mi accoglie in nome tuo? |
B – Omelia del sacerdote: “Nell’angoscia t’invoco: salvami, Signore (Responsorio dal Salmo 17 e da Marco 10, 31-42.45).
“Nell’angoscia occorre, insieme con la Madre del Redentore, riorganizzare la speranza, perché “la grazia non elimina la natura, ma la perfeziona” e ciò vale pure per il battesimo ai condannati d’aborto.
Nelle opere della grazia (Battesimo compreso), Dio - dice san Tommaso d’Aquino - non opera meno perfettamente che in quelle della natura (S. Th., I – II 65, 3). Infatti la graziapresuppone la natura (ib., I 2, 2 ad 1; I – II 4, 5 arg. 1). Non elimina la natura, ma la perfeziona (ib., I 1,8 ad 2; 62, 5; II – II 26. arg 3). Inoltre, tanto sul piano della natura quanto su quello della grazia, non ci può essere passaggio da un estremo all’altro senza attraversare lo spazio intermedio ( ib., III 57, 4 ad 2; I 55, 2 ad 2; II-II 33, 8). Lo “spazio intermedio” nell’amministrazione del Battesimo è quello che intercorre tra il ministro battezzante e il feto battezzando; che, nel caso specifico, è un condannato all’aborto ancora vivente nel grembo materno. Ovviamente anche per lui, “condannato d’aborto”, valgono le stesse disposizioni generali della Chiesa sugli elementi costitutivi del rito battesimale: il ministro battezzante approvato, le intenzioni materne della Chiesa, le “parole” o «forma» da unire all’acqua o «materia» infusa “direttamente” sul capo del battezzando, destinatario vivente e annidato allo stato di feto nel grembo materno e già condannato all’aborto. È mai possibile l’adempimento di tale procedimento, anche nel caso del battesimo ai feti abortivi? Cosa dicono la Chiesa, la Bibbia e la teologia?
La Chiesa dice che “capace di ricevere il battesimo è ogni uomo non ancora battezzato (Canone 864 ), compresi “i feti abortivi, se vivono” (Canone 871 ). Inoltre la Bibbia dice che è possibile venire a contatto “diretto e fisico” con il feto vivente nel grembo, - come peraltro risulta chiaramente dall’evangelista medico Luca quando descrive, nei suoi particolari, la “visitazione” di Maria alla cugina Elisabetta, entrambe madri e ciascuna con nel grembo, un bambino: «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”» (Luca, 1, 40-46). Se pertanto, attraverso un processo psichico e fisico“naturale e immediato”, il saluto di Maria è passato dal timpano auricolare della madre Elisabetta al timpano auricolare del piccolo Giovanni ancora annidato nel grembo, perché in caso di necessità, attraverso lo stesso processo fisico “naturale e immediato, la “forma battesimale” non potrebbe o non dovrebbe essere recepita “passando” in modo naturale e fisico dal timpano uditivo materno a quello uditivo del feto ancora vivente nel grembo? Se, inoltre, il contatto sonoro che è certamente meno intenso di quello liquido dell’acqua, è stato avvertito dal feto nel grembo, perché non potrebbe o non dovrebbe essere avvertito fisicamente anche il contatto dell’acqua battesimale dal capo della madre a quello del feto battezzando, vivente nel grembo? Che forse i vasi solitamente da noi usati per portare l’acqua dalla sorgente alla testa del battezzando superano per dignità e “funzionalità naturale” l’altissima dignità e funzionalità della madre, creata da Dio e designata dalla stessa natura fisica alle necessità funzionali, fisiche e vitali del feto per tutto il tempo che le resta nel grembo? Ma come regolarsi, qualora per ragioni sue personali, la madre rifiutasse ogni collaborazione? Cosa dice allora la Chiesa? La Chiesa dice che “in pericolo di morte”, il bambino di genitori cattolici e persino di non cattolici, «è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori » (Canone 868 § 2 ). Cosa dice la Bibbia? La Bibbia dice: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49, 15). Per i feti abortivi, la Chiesa ha peraltro già stabilito che, nei limiti del possibile, siano battezzati (Canone 871 ). L’applicazione delle stesse disposizioni anche in favore dei bambini concepiti e ancora nel grembo, potrebbe costituire motivo “di grande gioia” per tutti e in particolare a livello popolare e mariano, per i battenti o «fujenti», che, bianco vestiti, in Campania, ogni anno, e sono in migliaia, partecipano al Grande Pellegrinaggio popolare del Lunedì in Albis a Madonna dell’Arco, in provincia di Napoli.
“Non ci si può nascondere che il disprezzo del corpo e la svalutazione del rito abbiano segnato una parte della plurisecolare vicenda cristiana: se non nella prassi concreta delle comunità e delle popolazioni legate al vangelo, almeno nella riflessione teologica, soprattutto quando questa ha imboccato la via di un eccessivo intellettualismo. Indubbiamente, i riti sono stati sempre celebrati, così come si è spesso disquisito sul corpo, ma con atteggiamenti e prospettive non raramente riduttive e discutibili” … “La chiave di comprensione dell’intero percorso è offerta da quell’unicum che troviamo in Gv 2,19-22: «Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” … Ma egli parlava del tempio del suo corpo». L’approfondimento di questa espressione – da completare con varie altre, tra cui quella di Gv 6,54: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno», e quella di Eb 10,5: «Tu non ha voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…» - riconduce la riflessione sul corpo quale luogo per rendere culto”… ”I due termini Tra incarnazione e divinizzazione - che caratterizzano il sottotitolo del fascicolo non sono posti come contrapposizione, ma come il terminus a quo e ad quem entro cui si muove la dinamica perenne della storia della salvezza. Se lungo la storia della salvezza si registra una certa oscillazione tra il primato della mente sul corpo e il principio elaborato da Tertulliano, del caro salutis est cardo (De resurrectione carnis 8,PL 2,806), oggi questa pendolarità porta a una sintesi in cui il corpo appare sempre più in tutta la sua valenza di linguaggio e strumento attraverso cui si compie l’opus salutis nel tempo”. ..In questa prospettiva lo studio del libro liturgico
(foto, Crocamo e Fiorito).. rimane imprescindibile per comprendere la veritas della religione del Logos incarnato, … invitando il fedele (Missale Romanum 1975, pp. 674 e 359), a farne oggetto di invocazione e di lode: «ut Filii tui incarnatione salvemur», affinché, «eius imaginis conformes in terris, et eius consortes in caelis fieri mereamur» (Corpo e rito. Tra incarnazione e divinizzazione in: “Rivista Liturgica”, n. 1, Gennaio-Febbraio 2002, Ed. Messaggero Padova, pp. 3. 5.8).
Padre Giacinto Cataldo, assistente ecclesiastico e Fabio Fiorito, coordinatore tecnico
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