Il Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera (GLISS)

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Ispirato alla beata Giovanna d’Aza, madre di san Domenico, il battesimo dei bambini nascituri.

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Per mostrare l’amore misericordioso di Dio Uno e Trino verso tutti e fin dal concepimento, ispirato alla beata Giovanna d’Aza, madre di san Domenico, il battesimo dei bambini nascituri amministrato dalla stessa madre ( in caso di necessità e  in mancanza di altra persona capace) nella fede della Chiesa, dicendo: "Tu, Gesù, hai detto «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite» (Lc 18,16), «il Padre vostro celeste non vuole che si perda uno solo di questi piccoli» (Mt 18,14): «Tu, Padre celeste, sei ricco di misericordia e vuoi che per acqua e Spirito Santo tutti siano salvati,  lascia defluire, nella Fede della Chiesa, quest’acqua del Battesimo dalla mia testa di madre alla testa di questo mio figlio che porto in grembo e che, prima che lui muoia, io, chiamandolo "Domenico" (se bimbo) o “Domenica” (se bimba), battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo».

Dopo il Battesimo, continua dicendo: «Ora accetta, Padre, la preghiera che, nella fede e secondo le intenzioni della Chiesa, ti rivolgo insieme e a nome di questo  mio figlio (o mia figlia) divenuto in Cristo e con il Battesimo anche  figlio Tuo (o figlia Tua):  Padre nostro .....  Credo..... »

Realizzando il desiderio materno di mettere in stato di grazia e di salvare il bimbo nascituro, questo tipo di battesimo corrisponde al battesimo di desiderio che, anche senza essere sacramento, porta i frutti del battesimo.

Fede e preghiera della mamma in sintonia con il figlio che porta in seno talvolta sono riuscite ad ottenere perfino cose materiali di questa vita, come, ad es., una botte vuota che si riempie di vino buono dicendo semplicemente: « Signore Gesù Cristo, anche se non sono degna di essere esaudita per i miei meriti, esaudiscimi in grazia del bambino che porto in seno » (Memoria liturgica della b. Giovanna d’Aza, madre di san Domenico, “Proprio degli Uffici dell’Ordine dei Predicatori”, I ed. in lingua italiana 1999, p. 524). Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1257) è scritto che: «La Chiesa non conosce altro mezzo all’infuori del Battesimo per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far rinascere “dall’acqua e dallo Spirito” tutti coloro che possono essere battezzati». Prolungamento della misericordia di Gesù in base all’autorità (Mt 16,19) e alla missione avute (Mt 28, 19), la Chiesa è, «dovunque e sempre», prolungamento di Gesù, che con la vittoria sul peccato ci ha dato beni migliori (CCC 420), ed è anche presenza misericordiosa verso ogni madre finanche vincolata latae sententiae (Can. 1398); perché, in caso di morte, per il bene del figlio battezzando «il divieto è sospeso» (Can. 1335) e, in mancanza del Battesimo d’acqua, subentra, per volere della Chiesa, “il desiderio del Battesimo” che, in tal caso di urgenza, se formulato per il bimbo abortivo, porta i frutti del Battesimo, «anche senza essere sacramento» (CCC, 1258): dando così alla madre, contro ogni depressione ossessiva mortale, la possibilità che, riconciliata con Dio, un giorno, quel figlio che non ha poturo vedere in questo mondo, lo riabbraccerà nel regno della vita che non muore (At 10, 2-48; 16, 31-33; 16, 15; 18, 8; 1Cor 1,16; 15,29). In nessun luogo è scritto che, finché si trova nel grembo materno, il nascituro è escluso dal mandato battesimale (Mt 28, 19) e dall’universalità salvifica di Cristo e della Chiesa (Dominus Iesus, 1). Anzi, essendo persona fin dal concepimento (Dignitas personae, n. 1; Bolla Ineffabilis Deus, sull’Immacolata), egli, fin dal concepimento, «è capace di ricevere il Battesimo» (Compendio CC, n. 257). Pertanto, fin dal grembo materno, «deve essere difeso nella sua integrità, come ogni altro essere umano» (CCC, n.2323; Can. 871). Del resto, i diritti umani e la «vita buona del Vangelo» iniziano non “fuori” ma “nel grembo” con il concepimento della persona (CCC 2319) che, in tutti, è “capace” di sviluppo integrale. Pertanto tutti, dal concepimento a morte naturale, sono destinatari dell’Incarnazione salvifica e “capaci” quindi di formare un solo corpo in Cristo con Maria: rivelando ancora una volta quanto sia profondo l’amore misericordioso di Dio Uno e Trino per tutti, anche per il frutto dimenticato delle «viscere» materne (Isaia 49, 15-16; Geremia 1,5). Con il Figlio che si fa carne, presenza e tenerezza del Padre, non siamo più affidati al caso. Perché, attraverso la Chiesa, possiamo consegnare la fragilità nostra e quella dei nostri nascituri, a un Dio che ha premura per noi. Ancora, attraverso Maria (la Donna), Dio diventa l’Emmanuele: Dio con noi.

Articolo su "DOMENICANI" (Clicca quì)

 

 

 

 

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